“Le popolazioni che visitai prima del loro assoggettamento culturale, non avevano mai tracciato nulla, nemmeno sulla sabbia o su cortecce. La possibilità d’una tale manifestazione non faceva parte della loro esperienza. Tuttavia, senz’esitare, ognuno fra loro mostrò, fin dal primo istante, uno zelo ed un’abilità nel giocare con lo strumento che avevo portato, come se quel gioco avesse da sempre fatto parte dei loro atti quotidiani. Tracciavano instancabilmente, cominciando il mattino presto e non interrompendo il gioco che per l’ora dei pasti e per andare a dormire.
Benché mai sperimentata prima, la Formulazione era loro naturale; piccoli e vecchi la praticavano con entusiasmo, con serietà. Tutto il loro corpo era concentrato in quest’atto, un atto non rivolto all’elaborazione d’un oggetto, ma che obbedisce soltanto ad una necessità organica in germe nel più profondo dell’essere e che dà luogo, allora, a queste tracce spontanee ed effimere.
Le fotografie di questa pagina non mostrano queste tracce che hanno riempito migliaia di fogli, piccoli e grandi, in ognuno dei miei soggiorni.
Esse vogliono attirare invece l’attenzione